Mi piace starmene in spiaggia,
quando il sole cala
e si nasconde in punta di rossore
dietro il profilo del mare,
incendiando l’aria.
Poi, dopo un po’, sopraggiunge l’oscurità,
ed io attendo paziente il miracolo.
Ancora pochi minuti, ed accade :
il sole, pentito, o forse smemorato,
non l’ho mai capito,
sembra tornare in sordina sui sui passi
per premere l’interruttore magico
che ridona una luce diversa alla laguna.
Una luce più chiara, discreta,
riposante, una luce nuova,
che crea un gioco di ombre e riflessi argentati.
È la luna che si accende,
illuminandoci di luce riflessa,
quasi priva di colore ma carica di bagliori.
A me piace pensare che la luna
sia innamorata del sole,
innamorata ed infelice
per la grande lontananza
e per la concreta impossibilità di un incontro,
rimandato di giorno in giorno, per l’eternità.
Un amore forse non corrisposto,
e comunque impossibile, in ogni caso.
Accade questo, penso:
il sole la guarda fissa negli occhi
e lei ne rimane abbagliata,
restituendo l’immagine dell’amato,
che risulta tuttavia velata,
forse a causa delle sue lacrime
di amante mancata, ripudiata.
E mi convinco che così va il mondo,
pure per molti amori impossibili:
c’è chi emana luce e chi vive di riflessi,
accontentandosi di essere ammirato,
anche di lontano,
dimostrando la propria felicità
con espressione radiosa,
ma con una punta di tristezza nel cuore.